09 febbraio 2010

Quando alla crudeltà si somma la cattiva scienza

COMUNICATO EQUIVITA del 09/2/10

Il Comitato Scientifico EQUIVITA si unisce alla protesta che sta investendo l’Università di Lovanio per l’assegnazione di un dottorato “honoris causa” ad alcuni scienziati italiani del laboratorio di Neuroscienze dell’Università di Parma. L’università di Lovanio ha collaborato con quella di Parma in una ricerca sui macachi in cui uno dei fini è stato, ad esempio, di dimostrare che i neuroni che si attivano nel cervello dell’animale quando afferra un oggetto con le pinze sono gli stessi che si attivano quando usa la sua mano. Per giungere a simili conclusioni le scimmie vengono totalmente immobilizzate in apparecchi di contenzione e sottoposte ad un esperimento estremamente invasivo con elettrodi nel cervello. La protesta è stata iniziata dalla Ong belga ADC (Coalizione contro gli esperimenti su animali), in collaborazione con “Antidote Europe”.
Da tempo ADC e Antidote, insieme ad EQUIVITA - e a numerose altre associazioni in Europa e nel mondo - denunciano la totale assenza di limiti etici nella ricerca sui primati non-umani (esseri molto intelligenti, dotati di grande capacità di sofferenza psichica e fisica). Le associazioni vogliono tuttavia che si conoscano tutte le ragioni del loro dissenso, che non si basa esclusivamente su argomenti etici, ma su varie altre motivazioni, in particolare scientifiche, di estrema importanza, che dimostrano come la ricerca di laboratorio su modello animale sia in tutti i sensi un pessimo investimento. Ecco i punti più importanti delle loro obiezioni. 1) Per quanto riguarda il progresso della medicina, gli esperimenti sulle scimmie - come quelli su altri animali – sono privi di qualsivoglia utilità: sebbene esistano alcune significative somiglianze tra uomo e scimmia nel funzionamento del cervello, vi sono anche differenze molto significative che vanificano del tutto la predittività dell’esperimento rispetto alla nostra specie. Pertanto, come asseriscono esperti internazionali, qualsiasi cosa venga scoperta studiando il cervello delle scimmie, dovrà essere “riscoperta” nel cervello umano perché sia possibile trarre delle conclusioni. 2) Per quanto riguarda lo studio degli animali stessi, si può senza esitazione dire che le informazioni sui loro meccanismi di elaborazione mentale vengono fornite in modo di gran lunga più completo e più affidabile con le ricerche di etologia fatte nell’ambiente naturale in cui essi vivono, piuttosto che in laboratorio, in ambiente artificiale e situazioni anormali. 3) Inoltre, le informazioni di carattere cellulare (sui neuroni) che si ottengono attraverso le metodiche invasive sugli animali forniscono informazioni assai meno complete e meno rilevanti di quelle che si ottengono con tante tecnologie di nuova generazione, non invasive in alcun modo, e che hanno il grande vantaggio di poter essere utilizzate sull’uomo: ad esempio quelle di neuroimaging funzionale, (magnetoencefalografia, risonanza magnetica funzionale ecc …) e altre tecniche correlate, che offrono una visione globale e integrata del nostro cervello (vedi conferenza del Prof. P. Furlong della Aston University, al Parlamento Europeo del febbraio 2008).4) La ricerca su animali, che il più delle volte ripete esperimenti già svolti, con piccole modifiche di secondaria importanza, sta rivelando sempre più il suo carattere speculativo (per verificare consultare Pubmed), che frena il rinnovamento oggi auspicato in vari ambienti della scienza (vedi “Toxicity Testing in the XXI Century: a Vision and a Strategy”, Rapporto del NRC, Consiglio Nazionale delle Ricerche USA, che annuncia un “cambiamento epocale” di portata tale da mettere da parte, nel prossimo futuro, i test su animali). In base a quanto illustrato nei punti precedenti, si può constatare che gli esperimenti come quello effettuati sui macachi nelle Università di Lovanio e di Parma non rispettano l’articolo 7.2 della Direttiva europea 86/609 (recepito in tutte le leggi degli Stati membri), che stabilisce:“Si eviterà di eseguire un esperimento qualora per ottenere il risultato ricercato sia ragionevolmente e praticamente applicabile un atro metodo, scientificamente valido, che non implichi l’impiego di animali”.
Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it Sito internet: www.equivita.org

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