28 dicembre 2010

LANCET: L’IPERATTIVITA’ DEI BAMBINI E’ UNA MALATTIA DI ORIGINE BIOLOGICA? SI, NO…FORSE!

COMUNICATO STAMPA DEL 03/01/11

Era di fine settembre 2010 la notizia di una svolta nel dibattito sulla sindrome “ADHD” (Sindrome da iperattività e deficit di attenzione) ovvero bambini troppo agitati e distratti a scuola, trattati – soprattutto negli USA ma anche in Europa ed Italia – con potenti psicofarmaci. La prestigiosa rivista scientifica Lancet, aveva infatti pubblicato il lavoro di un team di ricercatori dell’Università di Cardiff (UK), coordinati da Nigel Williams, i quali – così riportarono i principali organi di stampa, immediatamente ripresi dai blog di mezzo mondo - avrebbero avuto le prove dell’origine genetica dell’iperattività, affermazione questa che non solo avrebbe validato le terapie a base di metanfetamine comunemente utilizzate su bambini piccoli per sedarne l’iperattività, ma avrebbe anche aperto la strada a nuove tecniche futuribili per una manipolazione genetica in chiave preventiva del disturbo.
Fred A. Baughman - neurologo americano, autorevole esperto di ADHD e membro dell’Accademia Americana di Neurologia - dopo aver approfondito con attenzione lo studio di Williams e dei suoi colleghi, ha preso posizione contro la ricerca pubblicata da Lancet. “Siamo alle solite - ha dichiarato Baughman – questo non è certo il primo studio che suppone anomalie cromosomiche in pazienti ADHD. Il punto è un altro: in uno studio scientifico su piccoli in cura con Ritalin, il team del ricercatore El-Zein ha riferito: “Il trattamento ha comportato un aumento significativo nelle modifiche cromosomiche”. Perché allora Williams e il suo staff non hanno riferito sullo stato clinico dei loro piccoli pazienti affetti da ADHD, la maggioranza dei quali sono stati appunto trattati con metanfetamine (Ritalin) che - come noto - possono causare atrofia cerebrale, anomalie genetiche e anche cromosomiche? Questo non è onesto. Aggiungo che la questione non è se Williams e la sua equipe abbiano dimostrato o meno l’origine genetica dell’ADHD: il problema è se si possano diagnosticare malattie mediante esami così soggettivi. Non è possibile – conclude Baughman - e quindi questo genere di affermazioni sono solo una truffa”.
“Questa equipe della Cardiff University – ha dichiarato Luca Poma, giornalista e portavoce nazionale di Giù le Mani dai Bambini®, il più rappresentativo comitato italiano di farmacovigilanza pediatrica (www.giulemanidaibambini.org) - ha rilevato alterazioni in 57 bambini su 366 analizzati… e sulla base di dati così esigui i mezzi d’informazione hanno parlato di ‘svolta’ nella tracciatura dell’origine genetica dell’ADHD? Tutto questo è semplicemente ridicolo. In un loro studio, i ricercatori Lambert e Hartsough hanno concluso: ‘Questo studio ha fornito la prova che l’uso in età pediatrica di trattamenti a base di psicofarmaci (anfetaminici, incluso il Ritalin) è significativamente e pervasivamente causa di vizio del fumo in età adulta, dipendenza dalla cocaina e uso occasionale di cocaina e stimolanti’. Poco dopo, Biedermann, consulente ben pagato dell’industria farmaceutica, ha concluso tutto il contrario. Com’è possibile? La verità – prosegue Poma - è che questo tipo di ricerche possono provare tutto e il contrario di tutto: sono utilissime per fare passi avanti, ma nessuna di esse è risolutiva. Ne leggiamo di ogni tipo, tutti i mesi: è ora che i colleghi giornalisti, perlomeno quelli seri e responsabili, la smettano di gridare al miracolo ad ogni nuova ricerca, per poi venire smentiti due settimane dopo. Siamo in un settore per nulla neutrale: interessi finanziari miliardari, marketing farmaceutico, corruzione dei ricercatori, organismi di controllo sanitario che non rivestono il proprio ruolo di severo controllo, e molte altre variabili impazzite rendono questo genere di conclusioni, spacciate per risolutive, del tutto inadeguate ad inquadrare un fenomeno così complesso come i problemi di comportamento dei bambini del XXI secolo. Domandiamoci più che altro quale responsabilità abbiamo noi adulti in questo scenario: abbiamo creato una società delle performance soffocata da principi come il ‘tutto e subito’, schiava del distributore automatico di pillole della felicità, e ora – conclude Poma - i nostri bambini ne stanno pagando il prezzo”.
Sui toni dell’intervento di Lancet è intervenuta anche la BBC. Fergus Walsh ha dichiarato sull’emittente di Stato britannica: “Il titolo del comunicato stampa di Lancet afferma che ‘lo Studio è il primo a trovare prove dirette che l'ADHD è una malattia genetica’, e uno degli autori, il professor Anita Thapar, ha affermato che ‘Adesso possiamo dire con fiducia che l'ADHD è una malattia genetica e che il cervello dei bambini affetti da questa condizione si sviluppi in maniera diversa a quelle di altri bambini’. Bingo. O forse no – prosegue il commentatore della BBC - perché quelle sfacciate affermazioni non sembrano poi essere confermate dal documento scientifico vero e proprio. Lo studio ha analizzato il DNA da 366 bambini, ed ha confermato che quelli con ADHD avevano più probabilità di avere blocchi di DNA mancanti o duplicati. Ho fatto le somme – afferma Walsh - e solo il 15% dei bambini coinvolti nello studio ed etichettati ADHD avevano evidenziato la variante genetica”. “Basta questo – commenta Poma - per giustificare affermazioni così entusiastiche?”. “Ho posto questo dubbio alla Prof. Thapar (coautrice dello studio, ndr) – riprende Walsh - e lei ha tenuto a precisare che non voleva affermare che solo i geni erano responsabili per l'ADHD, ma piuttosto un insieme complesso di geni e fattori ambientali”. Il Prof. Tim Kendall, uno psichiatra consulente ed esperto di ADHD, è stato molto turbato da queste affermazioni audaci che sull’origine genetica dell’ADHD: “C’è il pericolo – afferma Kendall - che una spiegazione meramente biologica per l'ADHD incoraggi i medici a fare affidamento su una risposta solo biologica, cioè farmaci come il Ritalin. Solo due anni fa, i medici sono stati invitati da NICE (l’organismo di controllo sanitario britannico, ndr) a non fare affidamento sul Ritalin da solo. Assistenza e formazione per genitori e insegnanti sono stati segnalati come di importanza fondamentale per aiutare i bambini a controllare la propria condizione - ha aggiunto l’esperto - e ci sono una lunga lista di fattori ambientali che possono aumentare il rischio di iperattività: fumo durante la gravidanza, stress pre-natale, abusi durante l'infanzia, rotture coniugali, situazioni sociali sfavorevoli, e molto altro”. Bill Carey – Professore di Pediatria Comportamentale all’Università della Pensillvanya e Primario di Pediatria all’Ospedale di Philadelphia, ha concluso affermando: “Questi sono scenari complessi, e per essi non vi è una risposta univoca: diffidate sempre delle soluzioni facili a problemi complessi”.
Breve bibliografia:
· El-Zein RA, Abdel-Rahman SZ, Hay MJ, Lopez MS, Bondy ML, Morris DL, Legator MS Cancer Lett. 2005 Dec 18;230(2):284-91
· Walitza S, Kämpf K, Oli RG, Warnke A, Gerlach M, Stopper H. Prospective follow-up studies found no chromosomal mutagenicity of methylphenidate therapy in ADHD affected children. Toxicol Lett. 2010 Mar 1;193(1):4-8. Epub 2009 Dec 22
Lambert N, Hartsough CS. Prospective study of tobacco smoking and substance dependence among samples of ADHD and non-ADHD subjects. J Learn. Disabil. 1998;31:533-544.
Biederman J, Wilens T, Mick E, Spencer T, Faraone SV. Pharmacotherapy of Attention-deficit/HyperactivityDisorder Reduces Risk for Substance Use Disorder. PEDIATRICS Vol. 104 No. 2 August 1999, p. e20.
Nota: la traduzione in lingua italiana delle dichiarazioni del Prof. Fred A. Baughman è a cura di Cecilia Metta per la redazione di “Giù le Mani dai Bambini”
Per media relation: portavoce@giulemanidaibambini.org - 337/415305

Luca Yuri Toselli
Coordinatore operativo

17 dicembre 2010

L’Ufficio Europeo dei Brevetti e la necessità che agisca infine in modo democratico e trasparente

COMUNICATO EQUIVITA16/12/10
L’Alta Corte d’Appello dell’Ufficio Europeo dei Brevetti si è pronunciata, dopo una lunga discussione legale, su due brevetti rilasciati su due piante, considerati “casi giuridici” di particolare rilevanza: il brevetto sul broccolo EP 1069819 e il brevetto sul pomodoro EP 1211926.
L’Alta Corte d’Appello ha tentato di dare una definizione dell’espressione ”processi essenzialmente biologici per la produzione di piante o animali”, che nella Convenzione Europea dei Brevetti viene usata per escludere tali processi dalla brevettabilità. Essa ha poi concluso che la mera inclusione di un passaggio tecnico che consenta o faciliti l’incrocio tra due genomi interi non annulla il vincolo della non brevettabilità sancito dalla Convenzione per tali processi.
La Corte è dunque giunta a rifiutare il brevetto sulle procedure che hanno consentito la produzione delle due suddette varietà di piante destinate all’alimentazione.
Tuttavia, pur avendo effettuato un primo passo positivo (otre che, in realtà, per noi tutti molto scontato) l’Alta Corte d’Appello (che è organo interno dell’Ufficio Europeo dei Brevetti, il quale purtroppo non dipende da alcuna Corte internazionale, né europea), non ha ancora - come afferma l’alleanza “No Patents on Seeds”, composta dalle associazioni Kein Patent auf Leben, Greenpeace, Swissaid, Berne Declaration, Misereor e Utviklingsfondet, che hanno attentamente seguito il dibattito in questione - emanato una sentenza esauriente e che soddisfi i cittadini europei.
Essa non si è pronunciata sulla brevettabilità della piante e degli animali derivanti dalle suddette procedure.I cittadini europei hanno bisogno di segnali chiari, di azioni democratiche e trasparenti, e soprattutto di un ripensamento generale sulla brevettabilità del patrimonio genetico, bene comune di tutta l’umanità. Essa si sta rivelando sempre più strumento dai numerosi effetti drammatici, sia per gli agricoltori, sia per le popolazioni del pianeta costrette a rinunciare alla loro biodiversità e alla loro sovranità alimentare. Uno strumento che aggrava ulteriormente il problema della fame nel mondo.
Sancire un brevetto su piante prodotte con le procedure sopra descritte (che non comporta nemmeno l’alibi di una modifica genetica introdotta) significherebbe andare nella direzione opposta a quella della tutela dei diritti e dei principi di giustizia. Significa violare i principi della democrazia che dovrebbero essere alla base della politica dell’UE.
Il nuovo Eurobarometro sulle biotecnologie
denuncia un ulteriore decremento, molto impressionante, del consenso già scarso che i cittadini europei accordavano agli alimenti Ogm o transgenici. La sentenza del giudice Robert W. Sweet, della Corte Federale USA, contro i brevetti sui geni umani BRCA1 e BRCA2, è un ulteriore segnale di quella che dovrà essere la nuova direzione da seguire in materia di leggi brevettuali.
Il Comitato Scientifico EQUIVITA, che ha sempre lavorato con la Coalizione “No Patents on Seeds”, spera in una prossima revisione della Direttiva 98/44/CEE, contro la quale il Governo italiano presentò ricorso nel 1999, e che oggi raccoglierebbe assai pochi consensi tra gli Stati membri dell’UE.
Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
Sito internet: www.equivita.org