31 marzo 2009

EQUIVITA Comunicato 31/03/09 UN COMODO PARAVENTO.

Il dibattito etico sulla vivisezione, sempre riproposto, serve a nascondere la ragione profonda della crisi che ha colpito questo vecchio e medievale metodo di ricerca: la sua totale INAFFIDABILITÀ SCIENTIFICA.Serve a sparare gli ultimi fuochi in difesa del “modello animale”, vecchio paradigma legato ad una fitta rete d’interessi MENTRE il NRC (National Research Council) degli Stati Uniti, più importante organo scientifico del mondo, dichiara nel documento “Prove di tossicità nel XXI secolo: visione e strategia” (giugno ‘07), che “La tossicologia si sta avvicinando a un evento epocale, di quelli che hanno dato un nuovo corso alla storia della scienza, come la scoperta della penicillina, quella del DNA, o come la nascita del primo computer…” e annuncia “Le prove di tossicologia passeranno da un sistema basato sullo studio dell’animale a un sistema basato principalmente sui metodi in vitro, in grado di valutare i cambiamenti dei processi biologici con l’osservazione di cellule, preferibilmente di origine umana”;MENTRE un’editoriale di “Nature”, maggiore rivista scientifica del mondo, dichiara “Gli scienziati dell’ECVAM (Centro Europeo per la Validazione dei Metodi Alternativi) sostengono che i test su animali sono altamente inaffidabili, che i metodi moderni miglioreranno le valutazioni di tossicità, e che, ai fini della salute umana, è d’obbligo mettere in evidenza la maggiore produttività di questi nuovi metodi” e aggiunge che “preoccupano i dati oggi disponibili sulla performance dei modelli animali, parametro per ogni altro test”;MENTRE le principali agenzie statunitensi (EPA, Environmental Protection Agency, NIEHS National Institutes of Environment and Health and Sciences, e NHGRI, National Human Genome Research Institute) danno seguito alle indicazioni del NRC, firmando il 15/02/08 l’accordo per un grande progetto nazionale di tossicologia cellulare, e Francis Collins, direttore del NHGRI, dichiara: “gli studi condotti sugli animali sono lunghi, dispendiosi e non sempre funzionanti”;MENTRE Jeremy Rifkin scrive, riferendosi al documento del NRC (Espresso 15/11/07): “da anni associazioni e leghe antivivisezioniste sostengono queste tesi e vengono schernite da enti scientifici, associazioni mediche e lobby industriali, ma ora l’establishment scientifico è arrivato alle stesse loro conclusioni: le prove di tossicità eseguite su animali sono da considerare scienza di cattiva qualità e dalla loro sostituzione dipende la salvezza di molte vite umane”; MENTRE sta crollando la credibilità scientifica della sperimentazione animale con editoriali e articoli su Nature (10/11/05), British Medical Journal, New England Journal of Medicine (23/11/06), Scientific American, Sapere (08/06), Biologi Italiani (06/03), e tante altre delle maggiori riviste scientifiche; MENTRE Thomas Hartung, consulente scientifico dell’UE, dichiara che fino ad oggi, con le ricerche sugli animali, si è fatta “cattiva scienza” e che il progetto REACH è “un’occasione unica per rendere la tossicologia una scienza rispettabile” (promuovendo i metodi sostitutivi ndr);MENTRE i nuovi metodi di sperimentazione danno risultati di gran lunga più affidabili, più economici, più robotizzabili e sovrapponibili della sperimentazione animale, e sono pure in grado di fornire le risposte, oggi importantissime, sull’azione combinata di varie sostanze tossiche; MENTRE i nuovi metodi di indagine in vitro hanno tempi infinitamente più brevi e sono pertanto i soli che consentono di portare a termine un progetto come REACH; MENTRE il mondo intero si muove in direzione del nuovo pensiero scientifico (emerso grazie alle numerose recenti conquiste della scienza: proteomica, tossicogenomica, epigenetica ecc…), oltre che verso il riconoscimento di un importante errore di base;MENTRE è più che mai urgente una rapida ed efficace indagine tossicologica per contrastare il crescente inquinamento chimico, causa di danni infiniti alla nostra salute (vedi l’Espresso 18.12.08 : “SOS bambini: diossina e tumori”)ll Corriere della Sera (30/03/09) con l’articolo “”Animali, 12 milioni di cavie” e la stampa italiana tutta, in luogo di informare il lettore su tanti importanti cambiamenti - riguardanti anche le straordinarie possibilità che ci offre il futuro - riporta vecchie opinioni, ormai smentite da mille recenti eventi. DIMENTICANDO di ricordare ai lettori i disastri che la ricerca su animali ha prodotto in medicina (Talidomide, Lipobay, Vioxx, TGN1412 e tanti altri); DIMENTICANDO che, a differenza degli altri metodi di ricerca, la sperimentazione animale è stata sempre usata senza aver subito una verifica (o “validazione“, quale richiesta agli altri metodi detti alternativi); DIMENTICANDO che, secondo dati ufficiali della Food and Drug Administration (FDA), 92 farmaci su 100 danno esito negativo nei test clinici, dopo essere risultati efficaci sugli animali;DIMENTICANDO che il 60% delle risposte fornite dai topi è contraddetto dalle risposte fornite dai ratti!! DIMENTICANDO che cicuta, stricnina, amanita phalloides, (per citare solo pochi esempi) e tante altre sostanze, velenosissime per l’uomo, sono innocue per svariati animali da laboratorio, mentre altre sostanze velenose per gli animali sono innocue per l’uomo … (e talvolta sono state ingiustamente messe da parte). DIMENTICANDO che ogni specie dà risposte diverse ad un uguale esperimento (o sostanza) e che questo consente ai produttori, variando la specie animale usata, di scegliere il risultato a loro più funzionale; DIMENTICANDO ancora che l’”incertezza della prova” fornita dall’animale consente di aggirare la responsabilità civile in caso di danno alla salute. Ringraziamo il Corriere della Sera che certamente darà spazio per integrare l’informazione del suo articolo in modo da consentire:· di migliorare la diffusione di una corretta informazione scientifica.· di impedire che l’Europa resti nelle retrovie del rinnovamento scientifico.
“La scelta non è tra il bambino e il topo.La scelta è tra vera scienza e falsa scienza” Pietro Croce
Comitato Scientifico EQUIVITATel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949E-mail: equivita@equivita.it Sito internet: www.equivita.org

I° Congresso Internazionale di Medicina Ayurvedica Organizzato da SSIMA – Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica

Consapevolezza, Ambiente e Salute i punti cardinali della qualità della vita.

Milano, 24 marzo - Si è appena concluso a Milano, la “capitale italiana della salute”, il I° Congresso Internazionale di Medicina Ayurvedica dedicato a medici e terapisti. Nelle due giornate di lavori, più di 350 persone provenienti da tutto il mondo hanno seguito le numerose relazioni scientifiche di relatori internazionali d’eccezione come Bhushan Patwardan, Atreya Smith, Mark Rosemberg, Narayan Nambi, Ram Harsh Singh e del premio Nobel per la Fisica B. D. Josephson. Il Ministero della Salute e Welfare del Governo dell’India ha inviato una delegazione guidata dal Dr. S.K.Panda Joint Secretary del Dipartimento AYUSH.
Il Dr.Panda ha espresso grande soddisfazione per il successo dell’evento che, sotto la guida del dott. Antonio Morandi, Presidente della Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica – SSIMA – ha iniziato a tracciare la strada dell’integrazione tra moderna medicina occidentale e antica scienza ayurvedica.
Fin dal discorso d’apertura gli obiettivi del Congresso sono risultati chiari. Come ha dichiarato Ferruccio Fazio, sottosegretario al Welfare e Salute del Governo Italiano, nella lettera di benvenuto che ha dato inizio ai lavori congressuali, “affinché possano essere considerate una importante risorsa per la salute nei nostri Paesi, è indispensabile che l’erogazione delle medicine convenzionali venga effettuata nel rispetto di quei livelli di sicurezza e di quegli standard di qualità ed efficacia che caratterizzano le prestazioni sanitarie nel mondo occidentale.”
Grande interesse all’evento anche da parte dell’assessore alla Salute del Comune di Milano, Giampaolo Landi di Chiavenna, particolarmente attento alla salute dei cittadini e alla promozione dei corretti stili di vita. Per questo motivo, l’assessore auspica una integrazione irrinunciabile tra medicina ufficiale e complementare “a beneficio della salute dei cittadini, ma sotto la guida di Medici preparati ed aggiornati che agiscano sempre in scienza e coscienza”.

“Un forte segnale che finalmente arriva dalle Istituzioni per la regolamentazione della pratica medica quotidiana delle medicine non convenzionali come l’Ayurveda” afferma Antonio Morandi che con SSIMA si occupa di studiare e definire, insieme agli organi istituzionali, gli aspetti legislativi e deontologici che riguardano la Medicina Ayurvedica. Tutti d’accordo, quindi, nel voler distinguere questa scienza millenaria, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dai “troppi praticoni” che rendono un cattivo servizio alle medicine non convenzionali.

“La medicina ayurvedica è un atto medico, come ha dichiarato la FNOMCeO nella dichiarazione di Terni del 2002, che richiede preparazione, ricerca e studio da parte dei medici che la praticano e delle figure professionali che li assistono” chiarisce Morandi. “E’ importante essere chiari sui termini e sul loro reale significato, Ayurveda indica un sistema medico completo e complesso che segue regole ben precise, se si vuole fare qualcosa di diverso liberissimi, ma lo si chiami con altro nome” conclude l’esperto annunciando il prossimo appuntamento del Congresso Internazionale di Ayurveda nel 2010 a Berlino.

NOTA PER LA STAMPA
SSIMA (Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica) è ente no profit punto di riferimento per medici praticanti o sostenitori della Medicina Ayurvedica. La SSIMA si occupa della diffusione
culturale dell'Ayurveda attraverso iniziative di ricerca autonome ed in collaborazione con altre Istituzioni, si occupa di studiare e definire insieme agli organi istituzionali l'aspetto legislativo e deontologico che riguardano la Medicina Ayurvedica. La SSIMA è uno dei membri fondatori del Comitato Permanente di Consenso sulle Medicine Non Convenzionali in Italia (associazione che conta circa 13.000 medici iscritti)

Informazioni e interviste

Dottoressa Liana Zorzi Valeria Ghitti

l.zorzi@windsorcommunication.it vghitti@alice.it 
Tel 039 2494306 Tel 339/8368471Tel 339/7574285

Campagna Nazionale GiuLeManiDaiBambini - Sostieni Giù le Mani dai Bambini A COSTO ZERO

Cari amici e sostenitori,
nel caso non ne siate ancora stati informati, da qualche tempo è possibile sostenere la nostra Campagna senza aggravi aggiuntivi, semplicemente effettuando i vostri acquisti online!E' sufficiente scaricare il software "AID Maker", dall'apposita icona nella home page del nostro portale (www.giulemanidaibambini.org): un software innovativo per attivisti impegnati e moderni, che permette di fare shopping on-line cambiando il mondo!
Una volta instrallato il software sul vostro pc, permette di fare i propri acquisti in più di 190 negozi online tra cui Avis Autonoleggi, Bottega Verde, Costa Crociere, Ebay, Meridiana E-Drreams, e molti, molti altri marchi noti.Automaticamente e senza costi aggiuntivi per l'utente, una quota degli utili del venditore verrà donata a Giù le Mani dai Bambini, che è stata selezionata tra le Onlus italiane meritevoli di partecipare a questo importante progetto di charity!Quindi... se siete incalliti compratori via internet, affrettatevi a scaricare il software (http://www.giulemanidaibambini.org/buonacausa.php), e ricordatevi di selezionare "Giù le Mani dai Bambini" come ONLUS beneficiaria... e di diffondere la notizia fra tutti i vostri amici e colleghi!
Un sentito ringraziamento per il supporto che ci vorrete continuare a garantire.

Il Coordinatore operativo - Luca Yuri Toselli

21 marzo 2009

IL PAPA IN DIFESA DEI POPOLI POVERI CONTRO LE MULTINAZIONALI

Ringraziamo vivamente sua Santità il Papa Benedetto XVI, per avere, con il Documento Vaticano di preparazione al Sinodo speciale africano, “Instrumentum laboris”, da Lui consegnato a Yaoundè, fatto la seguente denuncia:“Le multinazionali continuano a invadere gradualmente il Continente africano per appropriarsi delle risorse naturali. Schiacciano le compagnie locali, acquistano migliaia di ettari espropriando le popolazioni dalle loro terre con la complicità dei dirigenti africani ”. Lasciando i piccoli agricoltori senza terra, senza acqua, senza energia, senza crediti, ridotti in miseria, esse “recano danno all’ambiente e deturpano il Creato”. In particolare ringraziamo il Papa per avere, accogliendo il nostro appello, denunciato la campagna di semina degli Ogm operata dalle stesse multinazionali che “pretende di garantire la sicurezza alimentare” ma “finisce per sopprimere le semine tradizionali rendendo i contadini dipendenti dalle società produttrici di Ogm”.Dice Fabrizia Pratesi, coordinatrice del Comitato Scientifico EQUIVITA (già CSA): “Da oltre 15 anni abbiamo sperato di ricevere il sostegno del Vaticano nella nostra azione di opposizione all’uso improprio delle biotecnologie, di opposizione alla privatizzazione – attraverso i nuovi brevetti - del bene comune più prezioso che possiede l’umanità, ovvero le risorse genetiche del pianeta (o Creato). Da anni abbiamo sperato che le menzogne con le quali sono stati diffusi gli Ogm in agricoltura (maggiore produttività, minore inquinamento) venissero smascherate e che fossero denunciati i danni che gli Ogm causano non solo alla salute e all’ambiente, ma anche all’economia dei Paesi poveri. Oggi il sostegno della Chiesa Cattolica è infine venuto. E’ un momento di enorme soddisfazione per noi, che rinforza le nostre speranze per l’avvento di un mondo migliore”.
Comitato Scientifico EQUIVITAVia P. A. Micheli, 6200197 - RomaTel. + 39.06.3220720, + 39.335.8444949 -E-mail: equivita@equivita.it www.equivita.org

13 marzo 2009

DUE BIMBI ITALIANI SU ATOMOXETINA PROGETTANO IL SUICIDIO: L’AIFA TACE

Cari amici e sostenitori,
purtroppo vi devo comunicare una brutta notizia: anche in Italia, si iniziano a registrare casi di tentatvi di suicidio in bambini in "cura" per l'ADHD.
E' estremamente importante che diate massima diffusione di questo importante comunicato stampa, al fine di informare quante più famiglie possibile, sui rischi di questi farmaci!

Contiamo sul vosto sostegno

COMUNICATO STAMPA DEL 13/03/09
In Italia, due bimbi in terapia per ADHD cui veniva somministrata atomoxetina (Strattera ®) hanno manifestato idee suicidarie. Nonostante l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema psicofarmaci e bambini, l’Agenzia Italiana del Farmaco non ha ritenuto di informare tempestivamente la cittadinanza. Poma (Giù le Mani dai Bambini): “Incomprensibile silenzio, l’agenzia avrebbe dovuto emettere sollecitamente un comunicato, ma nessuno è stato informato di questi gravi fatti, d’interesse soprattutto per le famiglie con figli in cura con queste molecole”. Lo Strattera® nuovamente sul banco degli imputati: in Inghilterra nel periodo di monitoraggio 130 tentativi di suicidio.

Roma – A pagina sette dell’ultimo numero del “Bollettino di farmacovigilanza AIFA” l’Agenzia Italiana del Farmaco informa circa le idee suicidarie di due bambini, una bimba piemontese di 9 anni, ed un bimbo sardo di 10 anni. Entrambi i minori erano in trattamento nel 2008 con atomoxetina (nome commerciale “Strattera”®, psicofarmaco prodotto dalla multinazionale farmaceutica Eli Lilly), la bimba da sette mesi ed il bimbo da dieci mesi. Il bambino è stato ricoverato in ospedale con diagnosi di “agitazione psicomotoria ed ideazione suicidaria”, e successivamente dimesso dopo una terapia specifica, mentre per quanto riguarda la bambina non vi sono attualmente notizie circa l’esito finale della vicenda. “E’ sconcertante – ha commentato Luca Poma, giornalista e Portavoce nazionale di ‘Giù le Mani dai Bambini’, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica – che l’agenzia del farmaco non abbia emesso un comunicato nell’immediatezza del fatto, al fine di informare la cittadinanza, ma renda noto ciò che accaduto solo mesi e mesi dopo: lo Strattera è – purtroppo – lo psicofarmaco più utilizzato in Italia per sedare i bambini troppo agitati e distratti, nonostante siano noti i gravi profili di rischio di questa molecola. Ritengo che l’AIFA avrebbe dovuto, nel rispetto della privacy delle due famiglie coinvolte, permettere agli altri genitori di maturare scelte equilibrate al riguardo, conoscendo pro e contro di questi trattamenti”. In un documento dell’agenzia di controllo sanitario inglese (British Medicines and Healthcare Regulatory Agency) reso noto su richiesta del giornalista investigativo svedese Janne Larsson, si riportavano già a fine 2005 ben 130 rapporti su tentativi di suicidio da parte di pazienti trattati con Strattera®, oltre a 760 rapporti per problemi cardiaci, 172 rapporti per danni al sistema epatico e circa 20 rapporti per suicidi effettivi. Il colosso farmaceutico Eli Lilly in origine cercò senza successo di far approvare Strattera® dalla Food & Drug Administration USA come antidepressivo, per poi riciclarlo come trattamento per l’Adhd, la Sindrome di Iperattività e Deficit di Attenzione, con significativi profitti finanziari (circa 665 milioni di dollari di giro d'affari annuo). Da allora, si sono succeduti diversi avvisi urgenti della FDA relativi alla potenziale induzione al suicidio dell’atomoxetina, qualora somministrata ad organismi in via di sviluppo, ma la molecola non è mai stata rimossa dal mercato. L’AIFA, nel rapporto sui due bambini italiani che hanno maturato progetti suicidari, dichiara anche che “l’insorgenza di ideazione suicidaria sembra essere significativamente più frequente nei bambini in terapia con atomoxetina”. “E’ incomprensibile il motivo per cui – ha concluso Poma – nonostante le ormai conclamate evidenze di pericolosità di questo psicofarmaco, riconosciute anche dall’AIFA, l’organismo di controllo non intervenga chiedendo all’Agenzia Europea del Farmaco un’immediata revisione dell’autorizzazione al commercio di questa molecola, come già sollecitato anche in più occasioni da esponenti del nostro Parlamento”.

Media relation: 337/415305 – portavoce@giulemanidaibambini.org
Cordialmente,
Il Coordinatore operativo - Luca Yuri Toselli
Campagna Nazionale "GIU' LE MANI DAI BAMBINI"Non ETICHETTARE tuo figlio, ASCOLTALO!www.giulemanidaibambini.org - http://www.blogger.com/

LA NORMALITÁ DELL’HANDICAP - INTERVISTA A PISANA COLLODI

di DARIA FAGO
In occasione della presentazione del libro La normalità dell’handicap, che si è svolta il 28 febbraio scorso presso la sede della LIDI, Lega per la Tutela dei Diritti degli Introversi (http://www.legaintroversi.it/), abbiamo rivolto alcune domande all’autrice, Pisana Collodi, psicologa e psicoterapeuta.

Come nasce questo libro?
Ho scritto questo libro sull’onda di un malessere, accumulato in anni di lavoro nel campo dell’handicap, prima come assistente domiciliare, poi operatrice sociale e infine come consulente psicologa presso l’AP, Associazione Paraplegici di Roma, dal 1997 al 2007. Il malessere riguardava gli stili di cura e assistenza che vedevo all’opera tutti i giorni, al centro di riabilitazione o in ospedale, a scuola o per la strada, impersonati, indifferentemente, dai medici, dagli psicologi, dagli infermieri o dagli assistenti.

Quali sono gli stili di cura a cui fa riferimento?
Sono le pratiche oggettivanti di cura, l’autoritarismo e l’infantilizzazione dei pazienti o degli utenti,
lo “stile neutro” che prevale nei lavori di cura e assistenza: la pretesa del distacco e l’anaffettività della relazione, come obiettivo di “maturità”.
Assolutamente vietato, alle riunioni di équipe, fare accenno ai sentimenti provati nel lavoro, verso gli utenti e poi il martellamento costante, soprattutto nella riabilitazione, nell’assistenza sociale, nella consulenza psicologica, sull’autonomia, parola ormai dominante da anni, in qualunque contesto sociosanitario o educativo: dalla scuola materna al Centro Anziani. Autonomia intesa come un vero delirio di autosufficienza: non dovere mai avere bisogno dell’aiuto di un altro, neanche psicologicamente, quindi essere anche totalmente anaffettivi.
Il disabile in questo contesto diventa con facilità l’oggetto fobico su cui proiettare l’ansia verso una dipendenza sentita come inaccettabile.

Qual è stato invece il suo approccio di cura?
Mi sono chiesta quali aspetti, nella relazione terapeutica, nella presa in carico, nel sostegno sociale (quindi “trasversali” alla specificità del ruolo professionale) appaiono capaci di toccare i bisogni di una persona - disabile, malata o in crisi - posta violentemente ai margini da quello che le è capitato. Io ne ho trovati tre che credo siano risolutivi nel curare il trauma e permettere di riallacciare legami, aiutare la ricerca di senso ed il recupero della libertà perduta: riconoscere la storia, rifiutare il modello unico di Normalità, favorire l’identificazione e il legame.
Sapere chi era “prima” quella persona e a che punto della sua esistenza è capitato il trauma, dove stava andando quando la sua vita ha virato così bruscamente. Storia che è sparita, purtroppo, dalle procedure dei medici, che molto raramente ormai fanno l’anamnesi.
Conoscere la storia di qualcuno può favorire la nostra identificazione con lui, molto più dell’uso di una griglia o di un sistema classificatorio, può abbattere le barriere, i pregiudizi; pensiamo alle volte che, sapendo la storia di una persona, abbiamo cambiato il nostro giudizio.
Una nascita o un divenire disabile non calano nel vuoto, vanno a cadere dentro una realtà specifica.
L’evento della disabilità è paragonabile ad un lutto, perché comporta la perdita dell’integrità corporea, di un’immagine di sé irrimediabilmente compromessa, delle aspettative correlate ad un progetto esistenziale, l’elaborazione comporta dunque passare attraverso le fasi di negazione, ricerca, rabbia, accettazione. La cultura dell’ospedale ostacola spesso questa elaborazione, il mondo spesso asettico della riabilitazione impedisce di capire che buona parte della ripresa è nel riannodare un rapporto affettivo con il mondo. Medicalizzare e normalizzare sono processi connessi con un progressivo smantellamento del Welfare a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.

Il discorso sulla normalità che lei fa nel libro è molto interessante ma poco praticato dagli psicologi e dai terapeuti in generale
Il modello di normalità vigente nel nostro mondo fa riferimento al fatto che l’individuo deve impegnarsi per raggiungere la capacità di destreggiarsi nel mondo così com’è, di competere con gli altri, di trovare un inserimento lavorativo, di costruire un suo mondo privato di amicizie e di affetti, eccetera. Posto che egli raggiunga tali obiettivi anche in forma minimale, la tensione verso la crescita, la maturazione, la consapevolezza personale - in breve verso l’umanizzazione - tende ad estinguersi.
Attualmente mi sembra che il modello trainante di normalità, proposto come immagine di maturità desiderabile e seducente, sia funzionale ad una cultura liberistica, basata prevalentemente su esigenze “aziendali”, dalla quale si vanno lentamente cancellando i diritti, si prendono le distanze da qualunque forma di protesta sociale o di espressione di bisogno.
Non dimentichiamo l’influenza profonda dell’inconscio sociale sulla soggettività, indagata a fondo da Anepeta nei suoi libri: i modelli idealizzati che la persona adotta come mete interiori sono determinati storicamente e culturalmente ma vengono percepiti come naturali e in quanto tali considerati non discutibili.

Lei la definisce “normalità pericolosa”
La seduzione della normalità e la patologizzazione della diversità sono armi potenti che si sono tradotte sul piano dell’ideologia della salute nella medicalizzazione e nella normalizzazione degli individui.
Tutti gli esseri umani nascono dotati di due bisogni fondamentali, la soddisfazione dei quali assicura uno sviluppo sano: il bisogno di appartenenza/integrazione e il bisogno di opposizione/individuazione. Il primo si riferisce alla necessità assoluta per l’essere umano, di stabilire legami significativi, di sentirsi parte di una famiglia, un gruppo, una comunità, il secondo implica il dovere-diritto di essere se stessi, di esprimere la propria individualità, anche attraverso il conflitto e contro il proprio gruppo di riferimento.
Anepeta ha sottolineato l’importanza dell’individuazione come spinta alla crescita, alla differenziazione, all’innovazione, senza questa istanza le culture e le persone resterebbero immobili, identiche alle generazioni precedenti. Questa dinamica diventa ancora più difficile per un disabile, visto spesso come un eterno bambino, che si sforza di essere accettato adeguandosi alle aspettative altrui, inibendo ulteriormente la propria volontà divergente. L’adolescenza in quest’ottica rappresenta un banco di prova durissimo.

Il libro si conclude con l’esperienza del Progetto Ulisse, in cosa consiste?
Il Progetto è nato da poco, nel 2007, ideato da Fortunata Iannucci, consulente alla pari del CpA (Centro per l’Autonomia) di Roma. Il Progetto consiste in un modello di gruppo di auto aiuto triennale per adolescenti disabili, prevede un servizio di consulenza alla pari, di sostegno alla famiglia, di orientamento, la formazione di un gruppo di auto e mutuo aiuto e il sostegno nell’organizzazione di un viaggio-vacanza finale, un momento significativo, di rinnovamento per vivere il cambiamento legato ai nuovi apprendimenti.
È la prova che la solidarietà può essere una spinta rivitalizzante, in un viaggio che da fuori arrivi dentro, per dare senso a ciò che è successo, proporsi un obiettivo, per risentirsi di nuovo “interi” e in connessione con gli altri.

Pisana Collodi
La normalità dell’handicap
CISU, 2008

03 marzo 2009

UN PLAUSO AL CONSIGLIO DEI MINISTRI DELL’AMBIENTE ed un incitamento a procedere oltre, nella stessa direzione

Il Comitato Scientifico EQUIVITA esprime la sua soddisfazione per il voto ieri formulato dal Consiglio dei Ministri dell’Ambiente Europeo, che a maggioranza qualificata ha detto NO alla revoca, per Austria e Ungheria, del divieto di coltivazione del mais MON810.
La sconfitta della proposta della Commissione, favorevole ad una reintroduzione di tale mais in tutta Europa, deve essere vista come il segnale di una nuova rotta: quella auspicata anche dal Parlamento Europeo, quella auspicata dalla grande maggioranza dei cittadini europei.Riteniamo che finalmente la coscienza ambientale, la tutela della salute e la tutela dei diritti dei cittadini (che non desiderano convivere con i pesticidi e che desiderano conservare una libera scelta alimentare) si stia facendo strada in Europa.
Il Comitato Scientifico EQUIVITA ringrazia in particolare il Ministro Prestigiacomo, che già nell’ultima riunione del 4 dicembre scorso aveva contribuito a che fosse adottata una linea restrittiva per gli Ogm, in particolare sulle procedure di valutazione dei rischi e sulle zone autodefinitesi Ogm-free. Con l’occasione EQUIVITA ricorda, a chi dovrà votare per l’approvazione del mais Bt11 Syngenta e del mais Bt1507 Pioneer che:
entrambi questi mais (già essi stessi da ritenersi pesticidi, in quanto resi tossici per la piralide) sono resistenti al diserbante glufosinate;
questa loro caratteristica induce gli agricoltori a fare uso abbondante di glufosinate (come è avvenuto con il glifosate, le cui vendite sono salite alle stelle grazie alla diffusione di colture gm resistenti al glifosate);
il glufosinate è stato, con il nuovo regolamento europeo contro i pesticidi, emanato dalla UE (per rispondere all’allarme sull’incremento di tante malattie) bandito dalla UE insieme ad altri 21 pesticidi ritenuti estremamente pericolosi.

L’ipotesi di coltivazione di mais Bt11 e di mais Bt1507 ha connotazioni di illegalità, anche se le leggi europee consentiranno l’uso del glufosinate fino allo scadere della sua autorizzazione (2017) EQUIVITA auspica che il voto di ieri segni l’inizio di un percorso in cui coloro che decidono per noi sugli Ogm vedano e superino il confine tra interessi privati e interessi della collettività. Come dice il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, è soltanto indossando gli occhiali del “social-business” e mettendo via quelli del “profit-business” che si potrà raggiungere, tutti quanti, il benessere e la pace.
Comitato Scientifico EQUIVITATel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949E-mail: equivita@equivita.it <mailto:equivita@equivita.it <mailto:equivita@equivita.it> >Sito internet: www.equivita.org

02 marzo 2009

Kinesiologia: diffidate dagli pseudo professionisti

Il professor Giacomo Pagliaro invita ad approfondire le conoscenze sulla disciplina

“Gli pseudo professionisti sedicenti curatori sono tanti. Questo però non vuol dire che tutta la disciplina sia una farsa”. E’ con queste parole che il professor Giacomo Pagliaro (Presidente della Fondazione Asclepio per la cultura e la ricerca biomedica, docente presso l'Istituto di Medicina Naturale di Urbino, già docente presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia "G. D'Annunzio" Chieti - Corso perfezionamento "Medicina Biontegrata", Componente del Nucleo di Valutazione D'Ateneo dell'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo") invita tutti a diffidare di coloro che si spacciano per curatori e a conoscere i benefici di questa disciplina. “Mi occupo da molti anni – spiega Pagliaro - di docenza in Kinesiologia Applicata (tra le altre cose l'ho anche insegnata presso l'Università di Chieti, Facoltà di Medicina e Chirurgia). Vorrei far presente che purtroppo, in Italia, ci sono tante persone che, con mezzi più o meno ortodossi, si dichiarano kinesiologi.
La gran parte di queste persone seguono percorsi formativi inadeguati o totalmente carenti ed eseguono pratiche pseudo-diagnostiche che nulla hanno a che fare con la Kinesiologia Applicata che fa riferimento all'associazione internazionale ICAK. In Italia – prosegue Pagliaro – esistono, infatti, tante "fanta Kinesiologia" ovvero applicazioni più o meno assurde che prendono alcuni spunti teorico-pratici dalla disciplina ortodossa e poi (come per la miopia!!!) vanno a costruire castelli diagnostici, terapeutici ed economici assurdi”.
Il professor Pagliaro, infatti, afferma che la Kinesiologia Applicata non è altro che un modo molto intelligente e interessante per conoscere ed osservare alcuni sintomi neurologici che il corpo manifesta qualora venga messo in alcune condizioni limite. “In effetti – spiega Pagliaro - essa è a tutti gli effetti una tecnica semeiotica che si pone l'obiettivo di studiare come varia la capacità di coordinamento dell'attività muscolare scheletrica da parte del sistema nervoso centrale in caso di contrazione volontaria massima.
La tecnica che, come detto, è assolutamente limitata alla diagnosi, utilizza un vero e proprio test neurologico manuale, piuttosto complesso. E' importante, dunque – conclude Pagliaro - che ad ogni paziente siano messe a disposizione tutte le conoscenze e le strategie diagnostiche e terapeutiche in grado di assicurargli il mantenimento dello stato di salute ovvero di recuperarlo. Il semplice discredito, che troppo spesso è spinto da interessi economici ovvero da semplice ignoranza (intesa come non conoscenza del contendere), è una delle vere cause della proliferazione degli pseudo-guaritori”.