01 agosto 2011

Medici e cittadini argentini contro i pesticidi

COMUNICATO EQUIVITA 31/07/11

Petizione pubblica in Argentina per la riclassificazione dei pesticidi e appello dei medici per la sospensione delle irrorazioni per via aerea

340 milioni di litri: questa la dose di pesticidi riversati (maggiormente per via aerea) in Argentina l’anno scorso su di un territorio popolato da 12 milioni di persone. La dose di veleni, usati per l’agricoltura intensiva, aumenta del 15-20% ogni anno.
Nel 1990 sono stati usati 35 milioni di litri, ma in seguito all’introduzione delle colture transgeniche il volume è andato aumentando vertiginosamente. Si è arrivati nel 2000 a 145 milioni di litri e poi, essendo necessarie dosi sempre maggiori per controllare le erbe infestanti e gli insetti predatori (a causa del fenomeno di resistenza che l’uso di queste sostanze crea sia nelle piante che negli insetti predatori) si è giunti a 340 milioni di litri… come pure ad un grave danno alla salute della popolazione. Che potrà solo peggiorare se non si cambia strada radicalmente e sollecitamente.
L’ enorme volume di sostanze tossiche ha infatti causato un progressivo aumento nell’incidenza di alcune patologie gravi, tra cui malformazioni neonatali, disturbi riproduttivi, cancri di adulti e bambini, epatopatie tossiche, disturbi neurologici.
La situazione è stata denunciata dai “Medici dei Popoli Fumigati” riunitisi nelle Università di Cordoba (2010) e Rosario (2011) per far fronte a questa grave emergenza, la cui responsabilità ricade sia sulle autorità che sulle aziende chimico-farmaceutiche (produttrici dei pesticidi e allo stesso tempo detentrici dei brevetti sulle piante gm, per le quali riscuotono ogni anno i diritti di brevetto e verso le quali l’Argentina è stata una delle nazioni più “accoglienti”). In un documento finale i medici hanno chiesto che:

- l’irrorazione per via aerea (da aerei) sia proibita su tutto il territorio nazionale,
- le irrorazioni di pesticidi per via terrestre siano limitate alle zone rurali,
- sia effettuata una riclassificazione della tossicità dei prodotti impiegati in agricoltura.

L’iniziativa dei medici procede oggi di pari passo con la “ Petizione popolare per la riclassificazione degli agro-tossici”, nata dai cittadini argentini.

L’attuale classificazione dei pesticidi non tiene infatti in alcun conto l’informazione scientifica recente sulla loro effettiva pericolosità e fa ancora riferimento ai dati, inaffidabili, derivanti dagli esperimenti sui roditori!

Proprio così: la valutazione di tossicità viene tuttora effettuata con il test LD50, che consiste nel verificare la quantità di veleno necessaria ad uccidere il 50% dei ratti in un determinato numero di queste cavie (minore la quantità di sostanza necessaria ad uccidere gli animali, maggiore il grado di tossicità attribuito alla sostanza).Tale forma di misurazione, tuttavia, non è riportabile all’uomo e non considera effetti a medio e a lungo temine come quelli oncogenici, riproduttivi, immunitari ed endocrini. Se questi fossero considerati, una sostanza come, ad esempio, il glifosate, (il diserbante più diffuso nel mondo) - dicono gli scienziati - sarebbe classificata di grado Ib (altamente pericoloso per la salute), soprattutto in quanto un'ingente mole di dati scientifici ed epidemiologici dimostrano che esso è causa di malformazioni congenite e aborti spontanei (1-3) … mentre oggi è classificato tra le sostanze “moderatamente tossiche”.

Dati più affidabili di quelli ottenuti con animali provengono dallo studio degli effetti delle sostanze pesticide in soggetti umani che le hanno ingerite con l'intento di suicidarsi (un terzo dei suicidi commessi in tutto il mondo avviene per ingestione di un pesticida e in Asia la percentuale arriva al 50%)
A tale proposito AH Dawson e i suoi collaboratori (4) hanno recentemente pubblicato (10/2010) i risultati di un'indagine basata sul monitoraggio di circa 9.000 persone ricoverate in ospedale nello Sri Lanka per aver ingerito agro-tossici (vedi Comunicato EQUIVITA del 29/07/2011). L’indagine ha consentito loro di determinare in modo molto affidabile i livelli di tossicità acuta di diversi pesticidi. Gli scienziati hanno affermato: “Sfortunatamente, al momento, la regolamentazione dei pesticidi si basa su una classificazione di tossicità dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) determinata dal test LD50 orale su ratti. La base scientifica per la sua estrapolazione all'intossicazione umana è debole". Essi sottolineano: "I roditori reagiscono agli xenobiotici (composti estranei all'organismo) in modo diverso dagli esseri umani, in quanto hanno maggiore capacità di disintossicazione metabolica dagli organofosfati. Non è affatto certo quindi che un pesticida risultato di bassa tossicità nei roditori lo sia anche negli esseri umani e viceversa" (ricordiamo anche il fatto che i rodenticidi in vendita sono spesso reclamizzati come “innocui per l’uomo”!)

I dati riportati da Dawson si sommano agli studi retrospettivi sui suicidi condotti a Taiwan (5), in India (6) e nello stesso Sri Lanka (7). La nuova classifica diverge notevolmente da quella dell’OMS. Per fare solo pochi esempi, l’OMS considera il paraquat (tasso di letalità 47%), l’endosulfan (22%) e il dimetoato (20,6%) come pesticidi di classe 2 (moderatamente pericolosi), mentre i dati umani dimostrano che sono estremamente pericolosi e che occorre limitarne l’uso in tutto il mondo.
Vedere anche:

Per tutte le ragioni fin qui esposte, la Rete Universitaria per l'Ambiente e la Salute/MEDICI DELLE POPOLAZIONI FUMIGATE, con un comunicato diffuso nel mese di luglio 2011 (*), sollecita “l'urgente riclassificazione dei pesticidi in Argentina secondo gli effetti acuti e letali già dimostrati nell'uomo e secondo i dati sui danni a medio e lungo temine: oncologici, riproduttivi, endocrini e immunitari.”

Nell’unirsi a quest’appello, il Comitato Scientifico EQUIVITA si rammarica di essere costretto a far conoscere una tanto drammatica situazione (quella dei popoli sommersi dai pesticidi in Argentina) per dimostrare quanto sia giusta e importante la causa istituzionale per la quale esso si batte (l‘abolizione degli esperimenti su animali per una corretta ricerca scientifica) e quanto l’uso del vecchio modello animale sia tuttora funzionale ad interessi diametralmente opposti alla tutela della salute umana. L’uso del modello animale non potrà mai essere utile a valutare la tossicità nell’uomo, ma piuttosto a occultarla (con una scelta appropriata della specie sulla quale effettuare le indagini), per tutelare interessi privati economici che non possiamo chiamare “nascosti” perché fin troppo palesi.

(*) Il comunicato è firmato: Dr. Medardo Avila Vazquez, Medico Pediatra y Neonatólogo
Coordinador Red Universitaria de Ambiente y Salud, Médicos de Pueblos Fumigados
www.reduas.fcm.unc.edu.ar - medardoavilavazquez@yahoo.com.ar 0351 155915933

1- Avila Vazquez M, Nota C. Informe 1º Encuentro Médicos de Pueblos Fumigados. UNC. Ag 2010 http://www.reduas.fcm.unc.edu.ar/wp-content/uploads/2011/04/primer-informe.pdf
2- Declaración del 2º Encuentro de Médicos de Pueblos Fumigados. UNR. Ab 2011 http://www.reduas.fcm.unc.edu.ar/declaracion-del-2-encuentro-de-medicos-de-pueblos-fumigados/Red Universitaria de Ambiente y Salud / Médicos de Pueblos Fumigados www.reduas.fcm.unc.edu.ar
3- Antoniou M, Mostafa Habib M, Howard C, Jennings R, Leifert C, Onofre Nodari R , Robinson C, Fagan J. Roundup and birth defects: Is the public being kept in the dark? Earth Open Source, 2011 http://farmandranchfreedom.org/sff/RoundupandBirthDefects.pdf
4- Dawson AH, Eddleston M, Senarathna L, Mohamed F, Gawarammana I, Bowe SJ, Manuweera G, Buckley NA. Acute human lethal toxicity of agricultural pesticides: a prospective cohort study. PLoS Med. 2010 Oct 26;7(10):e1000357. South Asian Clinical Toxicology Research Collaboration, Faculty of Medicine, University of Peradeniya, Peradeniya, Sri Lanka
5- Lin TJ, Walter FG, Hung DZ, Tsai JL, Hu SC, Chang JS, Deng JF, Chase JS, Denninghoff K, Chan HM. Epidemiology of organophosphate pesticide poisoning in Taiwan Clin Toxicol (Phila). 2008 Nov;46(9):794-801. Department of Emergency, Kaohsiung Medical University Hospital, Taipei, Taiwan.
6- Srinivas Rao Ch, Venkateswarlu V, Surender T, Eddleston M, Buckley NA. Pesticide poisoning in south India: opportunities for prevention and improved medical management. Trop Med Int Health. 2005 Jun;10(6):581-8. University College of Pharmaceutical Sciences, Kakatiya University, Warangal, India.
7- Eddleston M, Eyer P, Worek F, Mohamed F, Senarathna L, von Meyer L, Juszczak E, Hittarage A, Azhar S, Dissanayake W, Sheriff MH, Szinicz L, Dawson AH, Buckley NA. Differences between organophosphorus insecticides in human self-poisoning: a prospective cohort study. Lancet. 2005 Oct 22-28;366(9495):1452-9. South Asian Clinical Toxicology Research Collaboration, Centre for Tropical Medicine, University of Oxford, Churchill Hospital, Oxford, UK.
8- Miller M, Bhalla K. An urgent need to restrict access to pesticides based on human lethality PLoS Med. 2010 Oct 26;7(10):e1000358. Department of Health Policy and Management, Harvard School of Public Health, Boston, Massachusetts, United States of America

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VELENI CHIMICI: la specie umana sempre più a rischio

COMUNICATO 29/07/11

Nel 2004, con la “Dichiarazione internazionale sui Pericoli dell’inquinamento chimico”, presentata all’UNESCO, Luc Montagnier esordiva dichiarando “La specie umana è a rischio”. Oggi lo è assai di più.

Uno studio universitario condotto da Greenpeace e GM freeze, riportato da “The Ecologist”, dimostra che il glifosate, ingrediente primo di vari diserbanti e in particolare del Roundup, (quello di gran lunga più diffuso, sia nelle colture tradizionali che – in dosi 4 volte maggiori – in quelle geneticamente modificate) è causa di cancro, malformazioni neonatali, squilibri ormonali e malattie neurologiche quali il Parkinson.
Risultati uguali o simili sono stati ottenuti con numerosi altri studi (un esempio fra tanti: quello dell’Università di Saskatchewan, Canada). Poiché in tutto il mondo viene fatto un uso massiccio di glifosate (non solo in agricoltura, ma anche nei parchi pubblici e luoghi residenziali, come avviene in Italia senza che sia adottata la minima misura di precauzione!) gli studiosi ne hanno chiesto il ritiro dal mercato, denunciando anche l’effetto gravissimo e prolungato che il glifosate ha sull’ambiente, con la creazione di piante “resistenti” ad esso. Più di 20 specie di infestanti naturali, dette “superweeds” (e oggi oggetto di grande allarme) hanno reso incontrollabili, specie in Brasile, Argentina e US, quasi 6 milioni di ettari di coltivazioni, e indotto le aziende chimiche a produrre diserbanti sempre più tossici.

La notizia non è del tutto nuova: studi accademici sul glifosate, di cui uno commissionato dalla stessa Monsanto (che produce il Roundup), avevano, già a partire dal 1980, reso noti gran parte di questi effetti.
La rivista Cancer pubblicava il 15/3/1999, uno studio svedese (Hardell e Eriksonn) sulla connessione tra glifosate e linfoma non-Hodgkin.
Inoltre, già nel 1999 la Charles Benbrook Consultants segnalava, analizzando 8.000 siti sperimentali, che l’impiego di diserbante aumentava, con gli Ogm, di 4 volte in media rispetto alle colture tradizionali (proporzione confermata in numerosi studi recenti, incluso il IAASTD, delle Nazioni Unite). Per non citare i dati allarmanti, mai presi in considerazione, sul livello di inquinamento da glifosate nelle falde acquifere degli USA.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA denuncia oggi all’opinione pubblica l’incalzare allarmante delle notizie sui danni provocati dai veleni chimici, pesticidi in particolare.
Ecco solo alcune di esse (altre sono consultabili sul sito www.equivita.it).

1) Uno studio condotto dell’Università di Berkeley e la Columbia University ha dimostrato, monitorando le popolazioni della California e dello Stato di New York, che le donne esposte ai pesticidi in gravidanza mettono al mondo figli meno intelligenti della media (talvolta con quoziente intellettivo assai ridotto).
Ma la denuncia va ben oltre: In Europa i cancri infantili sono aumentati in modo preoccupante; di questi, il 70% sono dovuti a fattori ambientali. Senza considerare la popolazione adulta: i cancri maschili in Francia sono aumentati del 93% negli ultimi 25 anni (vedi film francese “I nostri figli ci accuseranno”, potente denuncia dell’inquinamento agro-chimico e dell’abuso di pesticidi e fertilizzanti).
Gli studiosi raccomandano di abolire l’uso dei pesticidi a partire dalle zone abitate: “la maggior parte dei parassiti che si trovano nelle nostre case, orti e giardini, possono essere controllati senza di essi”.

2) Uno studio eseguito dall’Università di Sherbrooke Hospital Centre, in Canada, ha dimostrato che le tossine trasferite nel Dna delle piante per attaccare gli insetti predatori (come ad esempio la tossina Bt) si ritrovano nel 93% dei campioni di sangue prelevati dalle donne incinte e dai cordoni ombelicali dei neonati. Si hanno buoni motivi di temere che questo possa essere fonte di allergie, aborti, difetti neonatali e forse anche cancro.

3) In uno studio di alcuni anni fa di G.E. Seralini e altri, “Differential Effects ofGlyphosate and Roundup on Human Placental Cells and Aromatase” (“Environmental Health Perspectives”, 2009) si afferma, attraverso uno studio di biologia cellulare, che il glifosate è tossico per le cellule umane placentarie JEG3 con concentrazioni più basse di quelle utilizzate in agricoltura. L’effetto aumenta con la concentrazione e il tempo, o in presenza di coadiuvanti. Si denuncia infine che il Roundup, oltre ad essere un potenziale distruttore endocrino, può indurre problemi di riproduzione.
Tale studio è particolarmente importante perché effettuato su cellule umane, mentre la maggioranza delle ricerche nella UE vengono ancora effettuate sugli animali.
Ci preme a tal riguardo mettere in evidenza che, anche nel caso di danni provocati da Ogm, i test su animali hanno consentito alle aziende produttrici delle sostanze analizzate di interpretarli a loro piacimento. I risultati dei test sono stati considerati pienamente validi quando si voleva consentire il via libera agli ogm, mentre si è negata ad essi ogni validità quando erano poco funzionali agli interessi economici, affermando in questo caso la scarsa predittività per l’uomo della sperimentazione animale.

La risposta della UE

Ambigua, in questa situazione, la posizione della Commissione Europea, che, contro il volere della grande maggioranza dei cittadini, ha sempre sostenuto la diffusione degli Ogm e, di riflesso, dei pesticidi.
Un’ambiguità che si manifesta in azioni vistosamente contraddittorie.
- Da un lato l’Unione Europea denuncia la pericolosità dei pesticidi, emana regolamenti su di essi (gennaio 2009) per ridurne l’uso e pubblica l’elenco delle sostanze da bandire (che in futuro dovrà via via essere integrato), in quanto più pericolose delle altre. L’elenco comprende 22 sostanze, tra le quali figura il glufosinate.
- Dall’altro lato l’ UE attiva ogni strumento in suo possesso per promuovere l’autorizzazione di nuovi Ogm. Tra questi, il mais Bt 11 e il mais Bt 1507, entrambi contenenti due modifiche: oltre ad esservi inserita la tossina Bt (modifica che li rende essi stessi pesticidi), sono modificati per resistere proprio al glufosinate. Essi comportano dunque un impiego massiccio del suddetto diserbante (un uso, come abbiamo detto, di 4 volte superiore a quelle delle colture tradizionali).
E’ stato inoltre di recente rivelato (in “Roundup and Birth Defects. Is the Public Being Kept in the Dark?” apparso su GMWatch) che i dati relativi al Roundup sono stati manipolati e censurati (ad esempio per la teratogenicità rilevata sugli animali) per autorizzare la sua immissione sul mercato UE. Non solo: la Commissione ha anche fatto slittare la revisione dell’erbicida, prevista per il 2012, al 2015, quando (è già stato stabilito) non saranno usati i requisiti più stringenti del nuovo Regolamento del 2009, ma i criteri vecchi, molto più permissivi!

Conclusione

La regolamentazione dei pesticidi è fondata attualmente su una classificazione della tossicità derivante principalmente dal test Ld50 (Dose letale 50). I test su animali, tuttavia, non sono in grado di identificare la risposta umana a tali sostanze. E' noto che i roditori reagiscono diversamente ai pesticidi, avendo, ad esempio, maggiore capacità di neutralizzare gli effetti nocivi degli organofosfati (lo dimostra anche il fatto che, in modo opposto, vengono reclamizzati dei rodenticidi “innocui per l’uomo” da chi vende prodotti per la disinfestazione).

Per giungere ad una corretta valutazione di tossicità occorre modificare la classificazione dei pesticidi stilata dall'OMS in base alle reazioni dei roditori considerando esclusivamente i dati umani a disposizione. Questa conclusione ci giunge da un team di ricercatori internazionali, dopo aver monitorato, tra il 2002 e il 2008, la degenza di 9.302 srilankesi che hanno tentato di suicidarsi ingerendo un pesticida. Tale studio ha rilevato il tasso di letalità di molte sostanze di uso comune nonché evidenziato le notevoli difformità tra le classificazioni OMS e gli effetti sull'uomo.

Il Comitato Scientifico Equivita si unisce a tale raccomandazione ricordando l’esistenza di metodi assai più affidabili, esaurienti e predittivi (nonché più rapidi ed economici) della sperimentazione animale, basati principalmente su cellule o tessuti umani. Ad esempio la tossicogenomica, che consente di osservare il modo in cui una determinata sostanza chimica altera la funzione dei geni all’interno della cellula, e di verificare la risposta biologica, le reazioni di riparazione e anche le modifiche a lungo termine.

EQUIVITA condanna, a fronte delle gravi evidenze riportate, l'uso dei pesticidi e degli Ogm in agricoltura. E’ tempo di ritirare dal mercato il glifosate e ogni sostanza dimostratasi pericolosa senza attendere la scadenza delle autorizzazioni UE!

EQUIVITA condanna infine la visione politica che antepone gli interessi privati delle industrie alla tutela della salute umana e all’equilibrio della biosfera

Comitato Scientifico EQUIVITA
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Sito internet: www.equivita.it

VELENI CHIMICI: la specie umana sempre più a rischio

COMUNICATO 29/07/11

Nel 2004, con la “Dichiarazione internazionale sui Pericoli dell’inquinamento chimico”, presentata all’UNESCO, Luc Montagnier esordiva dichiarando “La specie umana è a rischio”. Oggi lo è assai di più.

Uno studio universitario condotto da Greenpeace e GM freeze, riportato da “The Ecologist”, dimostra che il glifosate, ingrediente primo di vari diserbanti e in particolare del Roundup, (quello di gran lunga più diffuso, sia nelle colture tradizionali che – in dosi 4 volte maggiori – in quelle geneticamente modificate) è causa di cancro, malformazioni neonatali, squilibri ormonali e malattie neurologiche quali il Parkinson.
Risultati uguali o simili sono stati ottenuti con numerosi altri studi (un esempio fra tanti: quello dell’Università di Saskatchewan, Canada). Poiché in tutto il mondo viene fatto un uso massiccio di glifosate (non solo in agricoltura, ma anche nei parchi pubblici e luoghi residenziali, come avviene in Italia senza che sia adottata la minima misura di precauzione!) gli studiosi ne hanno chiesto il ritiro dal mercato, denunciando anche l’effetto gravissimo e prolungato che il glifosate ha sull’ambiente, con la creazione di piante “resistenti” ad esso. Più di 20 specie di infestanti naturali, dette “superweeds” (e oggi oggetto di grande allarme) hanno reso incontrollabili, specie in Brasile, Argentina e US, quasi 6 milioni di ettari di coltivazioni, e indotto le aziende chimiche a produrre diserbanti sempre più tossici.

La notizia non è del tutto nuova: studi accademici sul glifosate, di cui uno commissionato dalla stessa Monsanto (che produce il Roundup), avevano, già a partire dal 1980, reso noti gran parte di questi effetti.
La rivista Cancer pubblicava il 15/3/1999, uno studio svedese (Hardell e Eriksonn) sulla connessione tra glifosate e linfoma non-Hodgkin.
Inoltre, già nel 1999 la Charles Benbrook Consultants segnalava, analizzando 8.000 siti sperimentali, che l’impiego di diserbante aumentava, con gli Ogm, di 4 volte in media rispetto alle colture tradizionali (proporzione confermata in numerosi studi recenti, incluso il IAASTD, delle Nazioni Unite). Per non citare i dati allarmanti, mai presi in considerazione, sul livello di inquinamento da glifosate nelle falde acquifere degli USA.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA denuncia oggi all’opinione pubblica l’incalzare allarmante delle notizie sui danni provocati dai veleni chimici, pesticidi in particolare.
Ecco solo alcune di esse (altre sono consultabili sul sito www.equivita.it).

1) Uno studio condotto dell’Università di Berkeley e la Columbia University ha dimostrato, monitorando le popolazioni della California e dello Stato di New York, che le donne esposte ai pesticidi in gravidanza mettono al mondo figli meno intelligenti della media (talvolta con quoziente intellettivo assai ridotto).
Ma la denuncia va ben oltre: In Europa i cancri infantili sono aumentati in modo preoccupante; di questi, il 70% sono dovuti a fattori ambientali. Senza considerare la popolazione adulta: i cancri maschili in Francia sono aumentati del 93% negli ultimi 25 anni (vedi film francese “I nostri figli ci accuseranno”, potente denuncia dell’inquinamento agro-chimico e dell’abuso di pesticidi e fertilizzanti).
Gli studiosi raccomandano di abolire l’uso dei pesticidi a partire dalle zone abitate: “la maggior parte dei parassiti che si trovano nelle nostre case, orti e giardini, possono essere controllati senza di essi”.

2) Uno studio eseguito dall’Università di Sherbrooke Hospital Centre, in Canada, ha dimostrato che le tossine trasferite nel Dna delle piante per attaccare gli insetti predatori (come ad esempio la tossina Bt) si ritrovano nel 93% dei campioni di sangue prelevati dalle donne incinte e dai cordoni ombelicali dei neonati. Si hanno buoni motivi di temere che questo possa essere fonte di allergie, aborti, difetti neonatali e forse anche cancro.

3) In uno studio di alcuni anni fa di G.E. Seralini e altri, “Differential Effects ofGlyphosate and Roundup on Human Placental Cells and Aromatase” (“Environmental Health Perspectives”, 2009) si afferma, attraverso uno studio di biologia cellulare, che il glifosate è tossico per le cellule umane placentarie JEG3 con concentrazioni più basse di quelle utilizzate in agricoltura. L’effetto aumenta con la concentrazione e il tempo, o in presenza di coadiuvanti. Si denuncia infine che il Roundup, oltre ad essere un potenziale distruttore endocrino, può indurre problemi di riproduzione.
Tale studio è particolarmente importante perché effettuato su cellule umane, mentre la maggioranza delle ricerche nella UE vengono ancora effettuate sugli animali.
Ci preme a tal riguardo mettere in evidenza che, anche nel caso di danni provocati da Ogm, i test su animali hanno consentito alle aziende produttrici delle sostanze analizzate di interpretarli a loro piacimento. I risultati dei test sono stati considerati pienamente validi quando si voleva consentire il via libera agli ogm, mentre si è negata ad essi ogni validità quando erano poco funzionali agli interessi economici, affermando in questo caso la scarsa predittività per l’uomo della sperimentazione animale.

La risposta della UE

Ambigua, in questa situazione, la posizione della Commissione Europea, che, contro il volere della grande maggioranza dei cittadini, ha sempre sostenuto la diffusione degli Ogm e, di riflesso, dei pesticidi.
Un’ambiguità che si manifesta in azioni vistosamente contraddittorie.
- Da un lato l’Unione Europea denuncia la pericolosità dei pesticidi, emana regolamenti su di essi (gennaio 2009) per ridurne l’uso e pubblica l’elenco delle sostanze da bandire (che in futuro dovrà via via essere integrato), in quanto più pericolose delle altre. L’elenco comprende 22 sostanze, tra le quali figura il glufosinate.
- Dall’altro lato l’ UE attiva ogni strumento in suo possesso per promuovere l’autorizzazione di nuovi Ogm. Tra questi, il mais Bt 11 e il mais Bt 1507, entrambi contenenti due modifiche: oltre ad esservi inserita la tossina Bt (modifica che li rende essi stessi pesticidi), sono modificati per resistere proprio al glufosinate. Essi comportano dunque un impiego massiccio del suddetto diserbante (un uso, come abbiamo detto, di 4 volte superiore a quelle delle colture tradizionali).
E’ stato inoltre di recente rivelato (in “Roundup and Birth Defects. Is the Public Being Kept in the Dark?” apparso su GMWatch) che i dati relativi al Roundup sono stati manipolati e censurati (ad esempio per la teratogenicità rilevata sugli animali) per autorizzare la sua immissione sul mercato UE. Non solo: la Commissione ha anche fatto slittare la revisione dell’erbicida, prevista per il 2012, al 2015, quando (è già stato stabilito) non saranno usati i requisiti più stringenti del nuovo Regolamento del 2009, ma i criteri vecchi, molto più permissivi!

Conclusione

La regolamentazione dei pesticidi è fondata attualmente su una classificazione della tossicità derivante principalmente dal test Ld50 (Dose letale 50). I test su animali, tuttavia, non sono in grado di identificare la risposta umana a tali sostanze. E' noto che i roditori reagiscono diversamente ai pesticidi, avendo, ad esempio, maggiore capacità di neutralizzare gli effetti nocivi degli organofosfati (lo dimostra anche il fatto che, in modo opposto, vengono reclamizzati dei rodenticidi “innocui per l’uomo” da chi vende prodotti per la disinfestazione).

Per giungere ad una corretta valutazione di tossicità occorre modificare la classificazione dei pesticidi stilata dall'OMS in base alle reazioni dei roditori considerando esclusivamente i dati umani a disposizione. Questa conclusione ci giunge da un team di ricercatori internazionali, dopo aver monitorato, tra il 2002 e il 2008, la degenza di 9.302 srilankesi che hanno tentato di suicidarsi ingerendo un pesticida. Tale studio ha rilevato il tasso di letalità di molte sostanze di uso comune nonché evidenziato le notevoli difformità tra le classificazioni OMS e gli effetti sull'uomo.

Il Comitato Scientifico Equivita si unisce a tale raccomandazione ricordando l’esistenza di metodi assai più affidabili, esaurienti e predittivi (nonché più rapidi ed economici) della sperimentazione animale, basati principalmente su cellule o tessuti umani. Ad esempio la tossicogenomica, che consente di osservare il modo in cui una determinata sostanza chimica altera la funzione dei geni all’interno della cellula, e di verificare la risposta biologica, le reazioni di riparazione e anche le modifiche a lungo termine.

EQUIVITA condanna, a fronte delle gravi evidenze riportate, l'uso dei pesticidi e degli Ogm in agricoltura. E’ tempo di ritirare dal mercato il glifosate e ogni sostanza dimostratasi pericolosa senza attendere la scadenza delle autorizzazioni UE!

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