28 giugno 2011

PSICOFARMACI AI BAMBINI SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI

COMUNICATO STAMPA 27/06/11

PSICOFARMACI AI BAMBINI SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI,
INTERROGAZIONE BINETTI: LA “NON RISPOSTA” DEL MINISTRO DELLA SALUTE

Surreale “non risposta” del Ministero Salute all’interrogazione Binetti: ignorate le registrazioni con le testimonianze dei genitori che denunciano la somministrazione di psicofarmaci senza il loro consenso informato. Poma (Giù le Mani dai Bambini): “E come nel teatro dell’assurdo, chiedi una cosa e ne rispondono un’altra, è il peggio della Prima Repubblica, ma soprattutto ignorano il problema, evidentemente non hanno interesse per la salute di questi minori”. Binetti (Camera): “Dire che non sono soddisfatta di questa risposta è un eufemismo”

L’interrogazione presentata dall’On. Paola Binetti e dall’On. Antonio De Poli (Terzo Polo) al Ministero della Salute (1) era puntuale e assai articolata: prendeva spunto da un inquietante fatto di cronaca, le interviste rilasciate da genitori che hanno dichiarato di aver assistito alla somministrazione di psicofarmaci ai propri figli senza aver rilasciato il loro consenso informato, previsto obbligatoriamente dalle norme. Un illecito grave – se accertato – che aveva spinto i due Parlamentari, al fine di meglio tutelare le famiglie con figli problematici sotto il profilo del comportamento a scuola, a interpellare il Ministro della Salute On. Fazio, chiedendo non solo conto dell’accaduto, ma domandando anche di verificare la situazione negli istituti scolastici della penisola, dove una casa editrice distribuisce kit a pagamento per formare gli insegnanti sull’iperattività infantile intesa come malattia tout-court, da curare magari con psicofarmaci. La risposta del Ministero oltre che farsi attendere mesi e mesi – segno inequivoco di scarso interesse per il diritto alla salute dei più piccoli - ha deluso le più modeste aspettative.

E’ intervenuto sul punto Luca Poma, giornalista e portavoce nazionale di “Giù le Mani dai Bambini” (www.giulemanidaibambini.org), il più rappresentativo comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia: “Sulla scarsa sollecitudine del Ministero preferisco non pronunciarmi, sarei troppo duro. Nel merito della risposta della Sottosegretaria Francesca Martini, non so se sorridere o se arrabbiarmi: è la classica ‘risposta dello struzzo’, che confonde il modo in cui le cose dovrebbero andare con il modo in cui le cose effettivamente vanno. Abbiamo presentato prove evidenti della violazione dei protocolli che regolano la somministrazione di psicofarmaci ai bambini in Italia, e delle due l’una: o questi genitori hanno mentito rilasciando le interviste e andavano denunciati alla Magistratura – e così non è! – oppure quello che hanno affermato è vero e il Ministero avrebbe dovuto prendere iniziative formali e incisive per riportare nella norma una gestione assai approssimativa da parte di alcuni centri che somministrano quotidianamente metanfetamine a bambini, nel vano tentativo di curare una malattia inesistente in quanto tale, che i nostri psichiatri di fiducia ci riferiscono avere invece cause ambientali, sociali e mediche non psichiatriche (2). Invece l’atteggiamento del Ministero e dei Suoi organismi tecnici di consulenza è quanto di più ‘inautentico’ ci possa essere: dietro le quinte manifestano disagio per la denuncia pubblica e contattano i centri per capire cosa stia succedendo, mentre nella risposta all’On. Binetti fanno finta di nulla, dando una lunga e inutile risposta di circostanza senza neppure accennare alle registrazioni pubblicate sul nostro portale, il cui contenuto è assolutamente inequivoco (3), ha concluso Poma.

L’On. Binetti ha così commentato la risposta del Ministero della Salute: “Dire che non sono soddisfatta è un eufemismo, e sorprende in una persona sempre straordinariamente attenta ai problemi dell'infanzia e del disagio dei bambini com’è la Sottosegretaria Martini l’estrema genericità della risposta, che elude il quesito posto. Mi sarei se non altro aspettata una presa di posizione ferma del Ministero per riportare in riga chi ha sbagliato e garantire l’efficienza piena del Sistema Sanitario Nazionale su un punto così delicato, che riguarda la salute dei più deboli tra noi, i bambini. Sembra quasi che nel nostro paese si possano commettere degli illeciti a spese della salute dei minori e che questo non costituisca un problema per il Governo”, ha concluso la Parlamentare.

(1) http://www.giulemanidaibambini.org/lettere/lettera_3.pdf
(2) http://www.parereesperti.php
(3) http://www.giulemanidaibambini.org/registrazioni.php

Per media relation: portavoce@giulemanidaibambini.org - 337/415305

03 giugno 2011

LETTERA APERTA di EQUIVITA sui REFERENDUM

Cari Amici,

Tre dei prossimi referendum, ovvero il referendum sul nucleare e i due referendum sulla gestione dell’acqua, rappresentano un’ancora di salvezza per tutti noi. Ci danno la possibilità di decidere su questioni che, come molti hanno detto, mettono oggi a rischio la nostra vita stessa.
A questi tre referendum sono legati inoltre i valori per i quali il Comitato Scientifico EQUIVITA si è sempre battuto: il diritto alla vita, la dignità della stessa, la tutela dei beni comuni. Dobbiamo essere in molti ad andare alle urne e vi preghiamo di dare la massima diffusione al nostro messaggio: se non si raggiungesse il quorum, un’occasione così unica e rara andrebbe vanificata… Come ha dichiarato Jeremy Rifkin, la decisione che verrà presa non riguarda solo il nucleare e l’acqua, ma l’economia e la sicurezza … riguarda, in breve, il nostro futuro!

L’ACQUA (due schede: la rossa e la gialla)

L’acqua è sempre stata un bene di tutti, in quanto elemento della natura. In occasione del primo acquedotto costruito a Milano nel 1888, reso pubblico, si scrisse che il bene fondamentale dell’acqua non poteva essere oggetto di profitto. Ma l’ossessiva liberalizzazione dei mercati che ha caratterizzato negli ultimi anni il mondo intero e dunque anche l’Italia, ha fatto in modo che l’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi (GATS) promosso dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), trasformasse sempre più spesso in merce, alcuni degli elementi più preziosi dello Stato Sociale (pensioni, assistenza, energia, ecc) e… pure l’acqua! Vanificando, almeno in parte, anni ed anni di battaglie ed eroici sacrifici per creare degli Stati democratici. L’acqua, quando privatizzata, si è trasformata in prodotto costoso e talvolta di lusso, e in una nuova frontiera tra ricchi e poveri. “Non si ha idea dei profitti che si possono ricavare dalla sete nel mondo!” dichiarò pubblicamente il presidente di una grande multinazionale in procinto di fare investimenti sull’acqua.
Ma l’acqua non è una merce, è un diritto umano fondamentale al quale non rinunceremo. L’acqua rischia di diventare l”oro bianco” per il quale si combatteranno le prossime guerre, se lasceremo che la sua gestione vada ad aziende private, che attraverso di essa potranno controllare un elemento fondamentale della vita. I costi dell’acqua dove si è già avuta la privatizzazione, come Berlino ( in mano Véola), Parigi (in mano ad altre compagnie francesi) e la Toscana, sono saliti alle stelle così tanto da determinare un ripensamento sulla privatizzazione.
Noi con il referendum possiamo, dobbiamo fare marcia indietro, dobbiamo abrogare due provvedimenti che rendono addirittura vincolante l’ingresso dei privati nelle acque italiane, con profitto del 7% garantito per legge!.

IL NUCLEARE (scheda grigia)

E’ paradossale dover spiegare oggi (specie in un paese a rischio sismico come l’Italia) che non è opportuno ricorrere al nucleare, due mesi dopo Fukushima, e dopo le nuove rivelazioni statistiche su Chernobyl (da 30.000 a 60.000 morti) e nonostante la paurosa incidenza di malattie degenerative tra coloro che si sono trovati in prossimità di un disastro (assai numerosi quelli rimasti sconosciuti) o che vivono nei pressi di una centrale.
La reazione nucleare è incontrollabile e l’energia che ne deriva è inoltre la più costosa: non a caso è in declino in tutti i paesi che l’hanno adottata. Dopo Fukushima, molti paesi hanno fatto marcia indietro: la Germania e la Svizzera hanno stabilito che nel giro di alcuni anni verranno chiusi tutti i loro impianti nucleari.
Ma l’aspetto ancor più grave è che nessun paese ha ancora trovato una soluzione sicura per gestire in modo definitivo il problema delle scorie, che devono essere custodite per centinaia di migliaia di anni. Si sono sviluppati traffici illegali di scorie radioattive e smaltimenti nei paesi poveri e in mare, senza alcuna considerazione per le possibili conseguenze sull'ambiente e sugli esseri umani. I programmi nucleari dell'Italia hanno già lasciato in eredità quattro centrali da smantellare e scorie radioattive che rappresentano un rischio per tutti noi.

Moltissimi altri sarebbero gli argomenti da elencare, ma ci limitiamo a sottolineare l’impatto sociale che una centrale nucleare crea, da un punto di vista sia economico che politico, con un così forte accentramento nella gestione dell’energia.
Il futuro è in una nuova era industriale, che possa risolvere la crisi attuale del pianeta, con una distribuzione decentrata delle fonti di energia, gestita in maniera comunitaria e responsabile, tale da orientare i cittadini ad una nuova cultura della solidarietà e del risparmio.

Solo un impegno di tutti nella diffusione di queste informazioni ci può dare la certezza che anche questa volta, come per il voto del 1987 sul nucleare, il quorum necessario di votanti venga raggiunto.

Per approfondire potete consultare il sito www.equivita.it( )appena rinnovato!) nella sezione dedicata ai referendum.

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