05 febbraio 2009

BAMBINI SOVRAPPESO: QUALE FUTURO? - Un cubo magico li aiuterà

di DARIA FAGO

Il problema dell’obesità e del sovrappeso nei bambini ha acquisito negli ultimi anni un’importanza crescente, sia per le implicazioni dirette sulla salute del bambino, sia perché questi stati rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie in età adulta.
Il 20% dei bambini europei è in sovrappeso o obeso, con un picco del 34% nei bambini da 6 a 9 anni.
L’allarme obesità per i bambini italiani è ormai una realtà, confermata dagli ultimi studi.
Secondo i dati disponibili, infatti, nel nostro Paese il 24% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni presenta un eccesso di peso: un fenomeno che sembra interessare maggiormente le fasce di età più basse e che è più frequente nel sud Italia.
Per favorire l’attività fisica e una sana alimentazione, è necessario sapere cosa mangiano e quanto si muovono i bambini. La scuola è quindi il luogo ideale per raccogliere queste informazioni. Nel 2007 è stato avviato Okkio alla Salute, un progetto promosso dal Ministero della Salute e della Pubblica Istruzione, per la realizzazione di un sistema di indagini sulle abitudini alimentari e sull’attività fisica dei bambini delle scuole primarie (6-10 anni).
Cosa si può fare in concreto per evitare una generazione di “oversize”?
Si è parlato anche di questo il 23 gennaio scorso a Roma in un corso organizzato dall’A.I.Nu.C., l’Accademia Internazionale di Nutrizione Clinica, intitolato “Diete di segnale: nuove frontiere per una nutrizione consapevole”.
Il Professor Mauro Mario Mariani, docente di Nutrizione biologica e ideatore del progetto Oasi di Asterix presso il Comune di Ascoli Piceno, ha comunicato la sua eccezionale esperienza che dimostra che intervenire è possibile, basta educare bambini e genitori insieme.
«Bisogna tornare all’antico concetto che siamo e diventiamo quello che mangiamo» dice Mariani «il problema è che il cibo oggi ha due volti: ci nutre ma può anche danneggiarci, basti pensare a quanti chili di additivi, conservanti, coloranti, metalli pesanti, ingeriamo ogni giorno mangiando, quello che gli americani definiscono il body burden, la zavorra che ci portiamo addosso, come fosse una discarica di rifiuti pericolosi. Senza contare poi il problema delle calorie vuote, dei grassi idrogenati onnipresenti nei cibi che consumano i bambini. La caloria è un parametro quantitativo ma non qualitativo che non distingue la tipologia e la composizione del cibo, il problema di un Happy Meal del McDonald non è la quantità globale di calorie ma la loro distribuzione tra grassi saturi (42%), zuccheri (107%) e sale (37%)».
Ma come si fa a convincere un bambino a mangiare frutta e verdura? Nelle scuole di Ascoli Piceno i promotori del progetto Asterix ci sono riusciti. Hanno abbinato agli incontri con i genitori per insegnare a leggere le etichette e a conoscere meglio i cibi, cuochi che in classe con i bambini preparavano minestroni e macedonie.
Hanno poi consegnato ai bambini il “Cubo dei colori della vita”: sei colori per sei gruppi di verdura e frutta. L’idea di Mariani è che i bambini giocando con il cubo imparino a riconoscere i colori ed a leggere le parole, scoprendo che ad ogni colore corrisponde un effetto benefico sul nostro organismo.
«Questi bimbi “supersize” concentrati al centro-sud ci fanno ripensare cosa voglia dire oggi “dieta mediterranea”, è diventata solo la dieta delle 4P: pane, pizza, pasta, pomodoro? Il disinsulinismo, ovvero l’eccesso di carboidrati raffinati, è l’anticamera della “diabesità”, un bimbo obeso a 8 anni sarà un adulto diabetico sotto i trenta.

Poi di quale pomodoro parliamo? Nel 2007 sono arrivati dalla Cina centocinquanta chili di passata lavorata, e non erano certo destinate ai ristoranti cinesi ma alle nostre aziende conserviere. Ecco allora l’importanza del concetto di nutraceutica, che altro non vuol dire che promuovere abitudini dietetiche basate sull’utilizzo di prodotti naturali perché il cibo cura, riequilibra, sostiene, rafforza, depura, se scelto e combinato nel modo giusto» continua Mariani «l’antica abitudine di alternare i cibi, ad esempio giovedì gnocchi, venerdì pesce e simili, la regola dell’alternanza, il non mangiare ogni giorno le stesse cose, si rivela oggi quanto mai attuale per l’equilibrio nutrizionale e per il problema delle intolleranze».
Approposito del pomodoro di cui parlava Mariani, avete mai provato (io l’ho fatto) a togliere una macchia di sugo dal bavaglino di vostro figlio? Quello fatto in casa (io utilizzo una passata biologica) se ne va con un normale lavaggio, quello che torna dalla mensa scolastica ha bisogno di un doppio bagno in varechina, torna alla mente lo scandalo del Sudan…il colorante rosso cancerogeno cui Report dedicò una puntata, siamo sicuri che non ce ne sia più traccia nei nostri pelati?
Molti degli scandali alimentari degli ultimi anni hanno riguardato proprio cibi destinati ai bambini, alle mense scolastiche: il latte alla melamina, i filetti di pangasio (allevato più che in mare in un “brodo primordiale” di metalli pesanti, pesticidi e antibiotici), i formaggi fusi in cui veniva fuso proprio di tutto!
O forse a qualcuno conviene tutto questo grasso…guardando agli Stati Uniti le aziende farmaceutiche hanno ripianato i propri bilanci con l’obesità, malattia che coinvolge tanti organi diversi, che significa poi tante medicine diverse. Diffondiamo allora le iniziative tipo Oasi di Asterix, ce n’è davvero bisogno.

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