Grande successo per il Festival delle Scienze dedicato all’Universo
di Daria Fago
Si è conclusa ieri la quarta edizione del Festival delle Scienze di Roma, dedicato quest’anno all’Universo. Sono stati quattro giorni entusiasmanti e ricchi di incontri, che hanno visto la partecipazione di fisici, astrofisici, astronomi, filosofi ed esploratori spaziali di fama mondiale e un pubblico di migliaia di persone.
Il 2009 sarà l’Anno Internazionale dell’Astronomia e verrà celebrato con particolare interesse in Italia, perché cade dopo quattrocento anni esatti dalle prime osservazioni di Galileo con il cannocchiale.
Il 2009 sarà l’Anno Internazionale dell’Astronomia e verrà celebrato con particolare interesse in Italia, perché cade dopo quattrocento anni esatti dalle prime osservazioni di Galileo con il cannocchiale.
L’Auditorium ha fatto da palcoscenico a stelle e pianeti: si poteva passare dalle conferenze e le lectio magistralis - che hanno registrato il tutto esaurito - alle osservazioni con il virtual telescope, curate dal gruppo di lavoro EmozioneScienza del Planetario e Museo Astronomico di Roma, alle mostre, ai documentari.
Le tematiche più attuali e affascinanti che legano l’astrofisica alla filosofia e alle grandi domande dell’uomo, sono state affrontate dai protagonisti della ricerca mondiale e tra questi molti gli italiani, che hanno dato il loro contributo ai tanti progetti della NASA, dell’ESA, l’Ente Spaziale Europeo, e dell’INFN, con la costruzione del Large Hadron Collider, LHC, momentaneamente in panne, ma che permetterà di svelare enigmi fondamentali per la fisica e non solo, come quello del bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio.
La questione essenziale che ha attraversato molti dei dibattiti sembra essere ancora una volta relativa alla natura della realtà e di conseguenza alla nostra possibilità di conoscerla, visto che il novanta per cento della materia dell’Universo è oscura, fino ad oggi la sua natura è ignota, eppure condiziona il funzionamento di tutta la materia “visibile”.
Una sfida aperta sia per la cosmologia sia per la fisica delle particelle, la cui soluzione segnerà un progresso fondamentale nella nostra comprensione della Natura, illustrata da Paolo de Bernardis, astrofisico responsabile del progetto Boomerang che ha "fotografato" l’Universo, individuando zone di diversa densità in oscillazione, mentre Fulvio Melia, astrofisico italoamericano studioso di buchi neri, ha spiegato che in un futuro molto prossimo sarà possibile fotografarne uno.
Esiste un solo Universo o tanti Universi? Recenti sviluppi della cosmologia suggeriscono che il Big Bang non fu un evento unico nella storia cosmica. Altri big bang erompono costantemente in zone remote dell’universo - o Multiverso, come sarebbe più corretto chiamarlo - producendo nuovi mondi con una grande varietà di proprietà fisiche. Alcuni di questi mondi sono simili ai nostri, mentre altri sono incredibilmente differenti e obbediscono persino a leggi fisiche diverse.
La parte maggiore dell’Universo è in uno stato di espansione accelerata nota come inflazione, così Alexander Vilenkin, cosmologo che insieme a Giulio Giorello ha condotto questa parte del festival, descrive il nostro mondo: «una particolare bolla, e per di più ne scorgiamo solo una piccola porzione. Se anche ci imbarcassimo su un’astronave, veloce quanto la migliore tecnologia può concederci, non riusciremmo mai a raggiungere le “mura” della nostra bolla in espansione».
Neanche lo spazio e il tempo sono più quelli di una volta: la teoria della relatività e la meccanica quantistica hanno aperto una nuova interpretazione della realtà, il problema è la creazione dell’esperimento, quello con la E maiuscola, che possa creare un ponte tra la realtà macroscopica, quella che vediamo e percepiamo e la realtà delle particelle elementari, visto che sembrano comportarsi in modo diverso.
Interessantissimo l’intervento di Francesco de Martini, fisico illustre dell’Università di Roma che ha rielaborato il famoso paradosso del gatto di Schrödinger, in un esperimento rivoluzionario: la parola chiave è ancora l’Entanglement, la “non-separabilità”, il mondo quantistico è non locale, ma forse non riusciamo a penetrarlo per i limiti della nostra percezione, non abbiamo lo strumento, forse però la sua scoperta ci avvicina un po’ di più.
I nostri occhi forse non bastano, forse il “terzo occhio” è il vero strumento, ovvero la capacità umana di immaginare, di andare oltre quello che sembra, in cerca delle tante realtà che ci circondano.
Un grande regista, Stanley Kubrick, in 2001 Odissea nello spazio, un film che compie proprio adesso quarant’anni, ha condensato in immagini tutto ciò di cui si è parlato in questo Festival, mentre un altro genio della meccanica quantistica, Erwin Schrödinger, (vinse anche il Nobel con la sua equazione), lo ha fatto con una poesia oggi sulla sua tomba:
“Non è che ciò che è sia in quanto noi lo percepiamo,
e non è che ciò che non è non sia perché noi non lo percepiamo più.
Ed è poiché ciò che è sussiste, che noi siamo, anzi siamo per sempre.
Tutto è Essere, è un unico Essere”. (Che cos’è la vita, Adelphi)
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